Con la Granfondo Squali la Romagna si conferma patria del ciclismo

Che la Romagna sia terra ospitale non è un segreto né un luogo comune: “Romagna solatia, dolce paese, cui regnarono Guidi e Malatesta; cui tenne pure il Passator cortese, re della strada, re della foresta” lo scriveva già il Pascoli che di quella terra è uno dei figli più nobili.

Di tutto ciò ne ho avuto la riprova sabato 11 e domenica 12 maggio, il weekend in cui si è corsa la Granfondo Squali a Cattolica, ormai un classico appuntamento del panorama ciclistico nazionale.

Invitato dall’amico giornalista Andrea Manusia di APT Servizi Emilia Romagna, ho partecipato a questa che non è tanto una gara, quanto un momento di festa per l’intero territorio. Con me tanti colleghi provenienti da ogni parte del mondo: Australia, Canada, Belgio, Inghilterra, Germania.

Insieme a loro sabato 11 siamo stati guidati da Andrea e dall’ex professionista Alessandro Malaguti nell’ambito dei Cycling Press Trip per un bella sgambata sulle strade che ospiteranno la cronometro Riccione – San Marino del Giro d’Italia. Alla fine sono venuti fuori 100 km di puro godimento ciclistico. Difficile la salita che porta alla cima del Monte Titano – lì i corridori avranno di che spolmonarsi –, compensata però da una visione di colline verdi che difficilmente si dimenticherà.

Dopo una sosta obbligata per ristorarsi e per fotografare i colli di cui sopra che circondano San Marino e che si perdono quasi fino al mare, siamo tornati a Cattolica, attraverso una serie impressionante di saliscendi che hanno portato il dislivello complessivo a 1.400 metri. Non pochi considerando che il giorno dopo ce ne saremmo sorbiti altrettanti.

Il meteo non prometteva bene, ma alla fine Giove Pluvio ha risparmiato i tremila ciclisti che la domenica si erano dati appuntamento alla Shark Arena, proprio davanti all’Acquario. Pronti via e il gruppo ha subito impresso un ritmo da spezzare le gambe, sono quelli che in gergo “vanno forte” e che “hanno la gamba”.

Poiché tra sette giorni ho un appuntamento che da sette anni è fisso nel mio calendario, la Nove Colli di Cesenatico, la regina della Granfondo, mi sono sfilato e invece di scegliere il percorso lungo di 125 km, complice anche il freddo, ho girato per il corto che escludeva la salita a Urbino. Il lungo lo abbiamo lasciato a Carlo Brena di Cometa Press, ma solo perché lui deve preparare un Ironman.

Miei compagni di pedalata sono stati Alberto Dolfin de La Stampa e Umberto Toscanelli di Bicisport, uno che per passione e per amore si è trasferito in Romagna. Abbiamo deciso di arrivare insieme e mai scelta è stata più azzeccata.

Ci siamo tirati fuori dall’esasperazione della competizione in sé, godendoci il giro, ridendo e scherzando, come del resto è giusto che sia in una giornata di festa. Suggestivo il ristoro a Tavullia, patria di Valentino Rossi, il cui nome lì si trova proprio dappertutto, perfino sugli alberi. Toscanelli, che conosce quelle strade come le sue tasche, ci ha indicato dove abita il Dottore e dove si trova il suo famoso ranch.

L’ultima parte è stata la più bella dal punto di vista paesaggistico: la panoramica di San Bartolo che sale a Gabicce Monte e che costeggia l’Adriatico a destra e si apre sui colli a sinistra. All’arrivo abbiamo “battuto il cinque” a Pasqualo, la mascotte della granfondo, e siamo stati premiati con una medaglia, giusta ricompensa che il ciclista mette orgogliosamente in bacheca, anche se dopo una pedalata di oltre tre ore a noi interessavano le piadine, la mortadella e la birra che gli organizzatori offrivano a tutti i partecipanti.

Alla fine siamo scesi a Cattolica, giusto in tempo per evitare il diluvio. Ora l’appuntamento per me è tra sette giorni a Cesenatico, sempre in Romagna, perché in Romagna, volenti o nolenti, ci si torna sempre volentieri.

Massimiliano Muraro

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