Giulia Rimonda ha intervistato Giuseppe Gibboni, primo violinista italiano a vincere il “Paganini dopo 24 anni

Giuseppe Gibboni e Giulia Rimonda

Sempre più intelligente e spigliata e brava, non solo come violinista, Giulia Rimonda, figlia dei creatori della Camerata Ducale, non ha perso l’occasione di intervistare immediatamente, poche ore dopo il trionfo a Genova, il suo coetaneo Giuseppe Gibboni, primo italiano a vincere il Concorso Paganini (il più prestigioso del mondo per i violinisti) dopo ben ventiquattro anni.

Prima di lui, solo altri tre italiani avevano vinto il primo premio nelle 56 edizioni del Concorso: Salvatore Accardo nel 1958, Massimo Quarta nel 1991 e Giovanni Angeleri appunto nel 1997. Salernitano, ventenne, Gibboni ha studiato con lo stesso maestro di Giulia, Pavel Berman, all’Accademia Perosi di Biella, quindi si è diplomato al Conservatorio di Salerno e si sta perfezionando all’Accademia Stauffer di Cremona.

Giulia ha inaugurato con lui la sua nuova rubrica su YouTube, che si intitola Staccato, e con la quale si propone di portare all’attenzione generale giovani talenti, segnalare gli eventi concertistici più importanti e soprattutto di andare alla ricerca dell’uomo, della donna, al di là dell’artista, con le loro quotidiane aspirazionii problemi, i timori, le gioie.

L’intervista, che tutti potete seguire su YouTube è agile, interessante. Al pari di Giulia, Giuseppe è un giovane molto simpatico e spontaneo che all’amica e collega ha esternato tutta la sua soddisfazione per la vittoria, spiegando di esserci arrivato, dopo l’eliminazione nei turni preliminari di tre anni fa, “torturando mente e corpo” per un intero atto. E ora, avendo raggiunto un successo straordinario nella competizione di solito tabù anche per i più grandi violinisti italiani del passato, Giuseppe Gibboni ha confidato a Giulia la speranza che quello di Genova possa essere il suo ultimo Concorso, per poter finalmente fare solo concerti, solo arte.

L’intervistatrice l’ha quindi portato sul tema della difficoltà di interpretare alcuni autori e Gibboni le ha risposto che, in assoluto, il più difficile da suonare  è Bach “perché è talmente più grande di noi”. Aggiungendo: “Nel primo round del Concorso dovevo portare Bach e Paganini. Ho scelto di partire subito con Bach perché, una volta eseguito Bach mi sono detto, ora si va”. E ha proseguito in scioltezza (se così si può dire) con tre successivi Capricci di Paganini.

In finale, Gibboni ha eseguito il Primo concerto di Paganini, superando un titolatissimo concorrente sudcoreano di soli sedici anni. In finale, con loro due, anche quattro donne: una inglese, una russa, una svedese e una tedesca.

Adesso, Gibboni, che ha costituito uno straordinario duo con la chitarrista, a sua volta super  brava Carlotta Dalia, già ammirata al Civico nella famosa rassegna Not The Same –quando si doveva suonare a teatro vuoto e i concerti si potevano seguire solo su YouTube – è atteso la prossima estate a Vercelli, in duo, appunto con la Dalia, anche grazie ai buoni uffici di Giulia. Vercelli avrà l’onore e l’immensa gioia di ascoltare il fresco vincitore del Paganini.

Un’ultima curiosità. Della giuria, presieduta dal grande Sergej Krilov, che ha assegnato la palma a Gibboni, faceva parte anche il direttore artistico del Concorso Viotti Pietro Borgonovo, che sarà pure nella commissione che, tra pochi giorni, giudicherà i pianisti della settantunesima edizione del prestigioso concorso vercellese ideato dal professor Joseph Robbone.

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