DIVERGENZE 89 – Lo sport più praticato a Vercelli? Il lamento

 

 

Amo visceralmente la mia città, Vercelli, ma a volte (sempre più spesso) stento a capire i miei concittadini. Prendiamo il “caso” del cinema Italia, sollevato con una lettera ai giornali inviata nei giorni scorsi dal direttore della sala di piazza Pajetta, Flavio Ardissone. Ai bei tempi, Vercelli – tra pubblici e privati – era arrivata ad avere addirittura diciassette cinema. Poi la crisi generale e il disimpegno della storica famiglia Givogre che, tuttavia, prima di arrendersi, aveva cercato di mantenere una presenza cittadina, un ultimo baluardo, anche dopo l’avvento e il successo della Multisala di Borgo Vercelli. Mino e Tommy Givogre s’erano spesi con mezzi e impegno personale, ma la città non aveva risposto. Morale: anche la storica sala “Italia” – ribattezzata “Nuovo Italia” dopo il radicale  restyling attuato dai più famosi cinematografari vercellesi – era stata costretta a chiudere i battenti.

A quel punto, geremiadi, pianti, alti lai. Tutti a lamentarsi: “Vercelli perde anche l’ultimo cinema, che tristezza”.

Cosicché un manipolo di coraggiosi, capitanati dal proprietaria dei muri della sala, Emanuela Corio, si è messo di buzzo buono e, nel Natale del 2014, ha riaperto il cinema. In quei giorni tutti a congratularsi con la Corio con i suoi ammirevoli compagni d’avventura »: il nipote Alberto Rosa, Flavio Ardissone, e Renzo Orsini. Un profluvio di “bravi!”, di “finalmente”, di “grazie!”.

A tre anni e mezzo da quel giorno, come ha denunciato Ardissone ai giornali, la tanto attesa sala cittadina, auspicata da tutti, è costantemente semi deserta. Perché buona parte dei vercellesi è purtroppo fatta così: incoraggia o critica, secondo i casi, si impegna a dispensare consigli o sentenze su Facebook, ma quando poi si tratta di appoggiare le iniziative, mettendo mano al portafogli, si squaglia e ragiona così: “Tanto ci penseranno gli altri”. Vale per il cinema, vale per la Pro Vercelli, vale in genere per gli eventi culturali e musicali, ignorati anche se sono a costo contenutissimo quando non addirittura gratis.

La litania è sempre la solita: “A Vercelli non si fa mai niente”. Forse nella nostra città lo sport più praticato è davvero il lamento.

ENRICO DE MARIA

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1 commento

  1. Caro Enrico De Maria, hai dimenticato che le responsabilita’ sono spesso anche dell’Amministrazione Comunale, tu parli di una Vercelli che non c’e’ piu’.Vercelli in questi anni e’ diventata una citta’ per vecchi, iniziative per i giovani ne vedo poche, il lavoro e’ sempre piu’ un bene prezioso da mantenere.
    Cosa fanno pero’ le Istituzioni per renderla vivibile?Mi piacerebbe discuterne insieme.Io avrei molto da dire, ma sai nella nostra amata citta’ ci sono le solite lobby che comandano.

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