“Buongiorno, si comunica che la Fondazione Piccola Opera Charitas non è attualmente in grado di garantire un servizio adeguato alle necessità del suo congiunto , che sarà dimesso entro le 48 ore e non oltre.
È con amarezza che si è presa tale decisione , ma necessaria.
Il Consiglio”.
Questo è il messaggio WhatSApp che una decina di famiglie che hanno ospiti autosufficienti nella Piccola Opera Charitas di piazza Amedeo IX stanno ricevendo in queste ore. Pare che la struttura stia subendo un attacco senza precedenti da parte del Covid (nella precedente pandemia l’aveva risparmiata), con ricoveri ospedalieri, con morti (da stabilire se siano di Covid o no) e decine di casi di positività tra operatori e ospiti: tra gli altri, è ricoverato in ospedale anche il medico della struttura.
Immediata la reazione delle famiglie: “Come facciamo in 48 ore portare a casa i nostri cari, alcuni dei quali erano lì da anni? Come possiamo in due giorni trovare una struttura alternativa? E poi pretendiamo almeno un tampone negativo”.
Le famiglie si stanno rivolgendo all’Asl, al sindaco, alla Curia. La situazione è nel contempo esplosiva, assurda e drammatica. Vi terremo costantemente aggiornati.
Intanto, il consigliere regionale e presidente della Commissione Sanità Alessandro Stecco, informato dal nostro giornale, ha avvisato della situazione il responsabile del Dirmei (il Dipartimento interaziendale delle malattie ed emergenze infettive) Gianfranco Zulian e l’assessore regionale Chiara Caucino, che si occupa delle Rsa.
Il responsabile dell’Area rischio clinico dell’Asl Germano Giordano ci ha appena assicurato che la direzione generale e il Sisp erano già informati della situazione.
Si è mosso anche Giorgio Varini, della Federazione Politiche Locali della Uil, che si occupa di Rsa e che ha subito interpellato altre autorità, tra cui il presidente della Provincia, Eraldo Botta, che è anche presidente della cabina provinciale Covid.