Il ciclista over 60 che pedala con la Fede e con la Storia

Piero Deagostini, primo da sinistra, con il sindaco di Castellania, il paese di Coppi, nella ciclopedalata dedicata al Campionissimo

 

Vercelli – Capita che, di tanto in tanto, dica alla moglie Franca: “Vado a fare un giro in bicicletta per tenermi allenato”. E finisce sul Mottarone, 85 chilometri di distanza, con quindici chilometri di salita finale di pendenza media al 6,5 per cento e punte al 13 per cento.

Piero Deagostini, 64 anni, da poco in pensione dopo vent’anni di lavoro alle Officine Meccaniche Cerruti, più parecchi anni di attività in fabbrica nella sua Vicolungo d’origine, è più di un semplice cicloturista: da sempre appassionato delle due ruote, nel 2006 si è detto: “Sono anni che vado a Lourdes come volontario dell’Oftal per badare agli ammalati, ma ci vado o in treno o in auto. E se provassi ad andarci in bici?”. Detto, fatto: ha combinato con un amico, Piero Sanzone, e assieme si sono sobbarcati i circa mille chilometri che separano Vercelli dal santuario mariano più famoso del mondo. E non solo. L’ultima tappa è stata accorciata apposta dai due perché il giorno dopo, “visto che era lì vicino”, hanno deciso di arrampicarsi sulla mitica cima del Tour, il Tourmalet.

Piero Deagostini in Normandia: è il secondo da sinistra con gli occhiali e i baffi

E’ incominciata così la nuova vita di Piero Deagostini, appassionato di gran fondo in bicicletta. Dopo Lourdes, sempre sulle due ruote, ha girato tutti i più importanti santuari mariani d’Europa: è andato a Banneux, in Belgio (circa 900 chilometri), a Loreto (più di 500 chilometri), a La Salette Fallavaux, in Francia (circa 300 chilometri), a Einsiedeln, in Svizzera (280 chilometri), a Czestochowa, in Polonia (più di 1300 chilometri), che ospita il Santuario della Madonna Nera col Bambino. “Mi manca Fatima – dice Deagostini -. Sto progettando di andarci passando da Santiago di Compostela, visto che poi Fatima è abbastanza vicina”. “Vicina” si fa per dire: perché Santiago da Vercelli dista circa 1800 chilometri, e Fatima, da Santiago, più di quattrocento.

Piero Deagostini a Narni

Sarebbero chilometraggi impegnativi anche per professionisti, ma l’ex dipendente della “Cerutti” fa affidamento sulla sua forma fisica, davvero notevole e, appunto, sull’allenamento. La moglie Franca lo asseconda e incoraggia. Di cognome Franca fa Michelone. E’ una docente assai nota e apprezzata e, con il marito, forma una coppia davvero speciale nel mondo del volontariato: oltre ad essere due colonne portanti della parrocchia di Sant’Agnese, i coniugi Degostini aiutano quotidianamente, senza pubblicizzare la loro opera encomiabile (in vero spirito evangelico), le persone che hanno bisogno di loro e, facendo del bene, Piero si “allena” anche con la mente.

Davide Morosino, presidente Myg Team

Quando ha incominciato a pedalare sul serio sulla sua prima “Colnago”, comprata di seconda mano da Christian Sport (poi ne ha acquistate altre due, sempre di seconda mano, ed ora ha una Wilkier, made in Trento), Deagostini si è iscritto al Velo Club che è diventato una sorta di seconda casa. Adesso fa parte del “Myg” (che in danese significa “moscerino”) Team, un club di ciclisti fondato dall’imprenditore Davide Morosino che conta settanta iscritti, e in cui Deagostini afferma di trovarsi divinamente. Inoltre, quando era ancora nel Velo Club  di Venio Trebaldi ebbe l’occasione di organizzare la giornata vercellese del passaggio  del Tour del Centenario: un gruppo di ciclisti partiti da Roma doveva raggiungere Parigi con l’organizzazione di un’associazione culturale che si chiama “Pedalando nella Storia – Maurice Garin”, e fece tappa appunto a Vercelli.

Piero Deagostini fu molto colpito dalle finalità e dagli eventi dell’associazione romana intitolata al primissimo vincitore del Tour. Perché essa non si limita a celebrare i grandi eventi ciclistici, ma organizza importanti pedalate agganciandole a ricorrenze storiche particolari. Quest’anno ad esempio ha celebrato i 75 anni dello sbarco in Normandia allestendo, a ridosso del 6 giugno (la data dello sbarco), e cioè dal 12 al 22 giugno, una ciclopedalata da Anzio (dove avvenne l’altro storico sbarco degli Alleati) appunto alla Normandia. Ovviamente, Piero Deagostini vi ha preso parte con altri ventun coraggiosi (compresi due non vedenti che hanno percorso tutto il tragitto in tandem) che si sono sobbarcati bel 1944 chilometri (scelta chilometrica volutamente legata all’anno dei due storici sbarchi).

Durante le 11 tappe, significative le visite al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, dedicato a Costante Girardengo e a Fausto Coppi, e  a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, dove le truppe naziste in ritirata hanno compiuto una delle stragi più vili e orrende della Seconda Guerra Mondiale. Infine, la tappa conclusiva che ha portato i ciclisti al “Normandy American Cemetery” di Colleville sur Mer, dove c’è il monumento che commemora il sacrificio di migliaia di soldati americani morti per liberare l’Europa dall’incubo nazista. “E’ stato un momento – dice Deagostini – davvero toccante per tutti noi”.

Sempre quest’estate, dal 12 al 14 luglio Deagostini ha partecipato ad un’altra ciclopedalata della “Pedalando nella storia”: quella sulle strade del Campionissimo, nel centenario della nascita di Fausto Coppi. La partecipazione dei ciclisti a questo tour è stata particolarmente ridotta perché si trattava di percorre 454 chilometri in tre giorni, ma su percorsi davvero impervi, quelli che avevano esaltato le imprese di Coppi: ad esempio, la seconda tappa Cuneo-Chateau Ville aveva una lunghezza di “soli” 148 chilometri, ma ben 2850 metri di dislivello perché comprendeva il Colle della Maddalena e il Col de Vars. Nella terza, con arrivo a Pinerolo c’erano addirittura l’Izoard e il Sestriere da scalare. E ciò non è da tutti. Di questa iniziativa, Deagostini ricorda, commosso, la visita al paese natale di Coppi, Castellania, con la comitiva accolta ufficialmente dal sindaco Sergio Vallenzona.

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Ad aprile, sempre a cura della “Pedalando nella Storia”, c’era stata un’altra ciclopedalata sulla via Flaminia, da Roma a Rimini, di 383 chilometri in quattro tappe che aveva visto la presenza, oltre a Deagostini, di altri due soci del Myg Team: una coppia di coniugi Ghemme: Paola Calzone e Angelo Tabarroni.

Per il prossimo anno, l’associazione culturale romana sta preparando un tour dedicato alla musica: si svolgerà in Germania e celebrerà i 250 anni della nascita di Beethoven. 

Deagostini ci sarà. Intanto si prepara, soprattutto in prospettiva salite. Abbiamo incominciato questo articolo parlando delle sue “sgambate” al Mottarone. Quei quindici chilometri per lui, pur sessantaquattrenne, sono quasi uno scherzo. Quando decide di non scherzare, Piero Deagostini si cimenta ad esempio sul “Cortaccio” di Brissago, una rampa micidiale di poco meno di sette chilometri, ma al 12,9 per cento di pendenza media con punte al venti. Ma lui adesso agogna una nuova sfida alla Colma di Sormano, pure con punte al venti per cento, però su un tratto di ben due chilometri. Fatica da muli, da ciclismo pionieristico. Ma siamo certi che verrà a capo anche di questa sfida.

ENRICO DE MARIA

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1 commento

  1. Caspita, che coraggio!
    Non mi pare di aver mai visto il signor Deagostini transitare in bicicletta nella nostra città. Per forza: 5′ per uscire da Vercelli e poi sta via settimane …
    Per l’aspetto culturale dei viaggi avrà consultato almeno l’enciclopedia Universo (De Agostini) o il Milione.

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