Al Museo Leone la vita e la guerra dei fratelli Garrone attraverso le lettere

Da sinistra Ordine, Mentigazzi, Brusotto, Maraghini Garrone e Sbaratto

Definiti da Paolo Borgna «i due dioscuri» e dalla nipote Virginia «i due pioppi», i fratelli Giuseppe ed Eugenio Garrone sono i protagonisti della mostra Da una vita all’altra, allestita nel Corridoio delle Cinquecentine del Museo Leone e curata da Luca Brusotto e da Chiara Maraghini Garrone. Una mostra che per la sua rilevanza ha ottenuto il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Una storia tanto affascinante quanto tragica nel suo epilogo quella di Toto e Neno, ricostruita attraverso il ricco epistolario di 3.711 tra lettere e cartoline postali che i due fratelli spedirono a famigliari e amici. Una storia, in questo caso, arricchita dai reperti di guerra che se oggi sono visti come oggetti da esposizione, un tempo erano compagni fedeli della vita di tutti i giorni (elmetti, scarponi, divise, zaini, fucili, munizioni, pugnali, cibo in scatola e via dicendo).

Alcuni dei cimeli esposti nella mostra

Giuseppe ed Eugenio Garrone, morti praticamente insieme nella battaglia sul Col della Berretta, tra il Brenta e il Grappa, il 14 dicembre del 1917, durante la ripresa delle ostilità dopo la disfatta di Caporetto. Giuseppe spira tra le braccia di Eugenio che, ferito mortalmente, seguirà la stessa sorte dell’amato fratello il 6 gennaio 1918 all’ospedale militare di Salisburgo, dopo aver passato la notte a vegliare il corpo di Giuseppe ed essere stato derubato di ogni avere.

Erano giovani: Giuseppe, il più vecchio era nato nel 1886, Eugenio due anni più tardi, nel 1888. Legati come solo due fratelli riescono a esserlo, erano anche molto diversi tra di loro. Virginia Galante Garrone ricorda Giuseppe come «gentile e generoso ma, allo stesso tempo, deciso, volitivo, inquietamente sempre votato all’azione», mentre Eugenio più poetico e sentimentale, mite e sognante, appare «piuttosto il giovane romantico che il futuro soldato», così l’amico Arturo Carlo Jemolo.

Eppure da strade diverse si erano ricongiunti in un unico ideale, quello che loro chiamavano la Quarta Guerra d’Indipendenza, scaturito da un’educazione democratica e liberale, ricevuta fin dalla tenera età nella casa di famiglia prima (soprannominata dell’Omino di Ferro) in via Santa Caterina a Vercelli, laddove un tempo si trovava in Convento di Sant’Agata, e a scuola poi. «È in quella casa – scrive Paolo Borgna nel catalogo della mostra – che “i due pioppi” crescono, nutrendosi di storia del Risorgimento; che non è solo richiamo ai suoi miti ma anche fedeltà allo stile di serietà e sobrietà che aveva contraddistinto la classe politica risorgimentale».

Erano partiti per il fronte volontari, pur essendo stati riformati per esilità toracica, e ci erano andati non da burocrati ufficiali, come quelli che si riempiono di medaglie stando dietro a una scrivania, ma, decisi e imperterriti, avevano voluto assaggiare il fango della trincea, insieme ai loro compagni, poveri contadini e operai, esattamente come aveva fatto Emilio Lussu che, al termine del conflitto, scriverà quel capolavoro che è Un anno sull’altipiano.

Giuseppe ed Eugenio una medaglia la riceveranno, ma postuma: quella d’oro al valor militare. Delle loro vicenda cercherà di appropriarsi anche il Fascismo, sebbene occorra fare un distinguo per non incorrere in una sciocca strumentalizzazione: il patriottismo dei fratelli Garrone aveva come obiettivo la creazione di una Nazione libera insieme alle altre, non superiore e prepotente con le altre.

Fucili e munizioni dell’esercito austriaco

Tornando alla mostra del Leone, occorre ricordare che il progetto è partito nel 2018 con lo studio e la catalogazione e l’archiviazione (anche informatica) dei documenti appartenuti a Giuseppe ed Eugenio Garrone. Il corposo materiale sarà a disposizione delle future generazioni che avranno il compito di tenere vivo quel brandello di storia necessario a comprendere meglio il periodo in cui saranno chiamati a vivere.

Tutte queste carte provengono in parte dai due rami familiari eredi dei fratelli, i Galante Garrone e i Maraghini Garrone e in parte dalla sezione cittadina dell’Associazione Nazionale Alpini, che porta il loro nome e alla quale un gran numero di lettere furono affidate all’inizio del nostro secolo da Virginia Galante Garrone, ultima erede vercellese delle memorie dei due eroi.

Il lavoro di catalogazione, condotto in due fasi, è stato portato avanti dalla discendente dei due fratelli Chiara Maraghini Garrone, da Luca Brusotto, conservatore del Museo Leone e da Riccardo Rossi, responsabile della biblioteca museale, per quanto riguarda la schedatura e sarà terminato dagli archivisti incaricati dalla Soprintendenza per quanto riguarda invece l’informatizzazione delle schede.

È da quel lavoro che ha preso le mosse la mostra Da una vita all’altra. I fratelli Garrone: eredità di affetti e di ideali dal fronte della Grande Guerra, che il Museo Leone ospiterà dal 12 giugno al 31 ottobre: quasi trenta pannelli che uniscono testi e immagini, tratti da quel grande racconto di vita e di guerra che è l’epistolario dei fratelli Garrone e che, incontrando i documenti e i cimeli della Grande Guerra, hanno dato vita anche ad un catalogo di mostra pubblicato da Edizioni Effedì che raccoglie anche un saggio introduttivo di Paolo Borgna, che dei due eroi vercellesi è uno dei massimi studiosi e la prefazione del Ministro per le Politiche Giovanili Onorevole Fabiana Dadone.

A corollario della mostra Roberto Sbaratto e Cinzia Ordine dell’associazione culturale Il Porto saranno protagonisti, insieme a Lorena Crepaldi, dello spettacolo Giuseppe ed Eugenio Garrone tra famiglia e ideali. Attraverso la lettura di alcune lettere «vogliamo ricreare il senso profondo del dovere e la coerenza che ha guidato Giuseppe ed Eugenio», ha spiegato Sbaratto. Lo spettacolo si terrà in due date con inizio alle 17.30: sabato 19 e domenica 20 giugno nel cortile di Casa Alciati. Prenotazione obbligatoria (nei prossimi giorni saranno date indicazioni più precise).

La mostra sarà visitabile nei seguenti orari: da martedì a venerdì dalle 15 alle 17.30, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Ingresso libero. Per info: [email protected] o 0161.253204.

m.m.

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